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Sono stanco: posso fare di più

Sono stanco: posso fare di più

Oggi sono rientrato dalla mia corsa mattutina, sono stanco.

Ci sono giorni che la parola stanco pesa poco, essere stanchi custodisce anche la soddisfazione di un allenamento ben fatto, magari in compagnia, facendo rimbalzare i miei pensieri nella testa di un altro, ascoltando i suoi mentre la strada scorre sotto i piedi, facile. Ogni corridore le ha queste sensazioni nei giorni buoni, corriamo per questo, per dare un senso, per me è così.

Oggi però sono stanco, stanco in modo più normale, era freddo fuori non mi andava di uscire ho le gambe dure e da una settimana lo stomaco che mi da fastidio facendo sballare il ritmo del mio cuore, si avvicina una gara e l’impressione è che farei meglio a riposare, ma non ne ho voglia, perché altrimenti ho la sensazione che tutto perda di senso.

Non ho voglia di correre oggi, ma ancora meno ho voglia di guardarmi attorno e se non corro penso troppo. Non è un bel periodo questo, sono preoccupato per le mie figlie che stanno crescendo in un mondo preda di un caos incredibile.

Chi sa se i miei genitori hanno avuto ogni tanto le stesse sensazioni che sto provando io oggi, immagino di sì, certe cose sembrano non cambiare mai anche ai loro tempi la Palestina era terra di sangue e il mondo si sentiva sull’orlo di una apocalisse.
Anche loro avranno visto più e più volte i loro punti di riferimento sparire, come stelle all’arrivo della luce, lo so per certo che è successo.

Hanno trovato il modo di andare avanti, loro, anche io ho trovato il mio, io corro.

Quando arrivo a casa trovo nella cassetta delle lettere una newsletter in busta chiusa, è di Emergency, la mandano perché ho la tessera e mi informano su di loro, più spesso chiedono aiuto, per quel che si può.
Non apro la busta, so già cosa troverò lì dentro, sono stanco l’ho detto e non mi va di leggere nuovamente di cose che so, che sento ad ogni angolo o leggo su ogni giornale, mi fa male lo stomaco, mi merito una doccia, poi si vedrà. La lettera finisce sul tavolo.

Passa qualche ora, io sono al computer, la lettera è lì, mi decido la apro. C’è quello che credo, è una richiesta di aiuto, una richiesta alla quale non potrò che rispondere con qualche euro, non mi basta, ma non potrò fare altro, forse è un alibi, forse potrei.

Quello che mi colpisce del contenuto della lettera è che si parla di dolore, di supporto, ma soprattutto che si parla di una guerra dimenticata, ora che di guerre sotto i riflettori pare essercene mille. È una lettera che mi descrive l’orrore del Sudan un orrore di cui io non so nulla, perché c’è persino una graduatoria degli orrori e questo è l’orrore che è finito sotto il tappeto insieme a chissà quanti altri. Per tutti, non per Emergency, che è lì e lì vuole restare.

Guardo fuori dalla finestra è uscito il sole è primavera, ci sono le mie scarpe da corsa ad asciugare fra cinque giorni c’è la Run for Autism, la correrò con una maglia rossa, è poco, pochissimo, ma anche di questo pochissimo voglio ringraziare chi corre a fianco a me con una maglia come la mia. Alcuni fanno poco come me, altri molto, anche solo a tenerci assieme, ma tutti saremo lì con quella maglia rossa.

Io non sono certo che tutto questo avrà mai una fine, io posso correre, forse un giorno potrò o vorrò fare di più.

Posso correre questo è certo e lo faccio con una maglietta rossa, ci vediamo domenica.

di Roberto Russo