La corsa di Miguel è un must, non è una corsa come le altre, è bella , divertente, partecipata e soprattutto ha un obiettivo: si corre per Miguel, per i suoi ideali, per tutte le vittime delle dittature, contro la guerra, contro il razzismo. Ed e’ per tutto questo che quando il 29 ottobre ho aperto il calendario per decidere quando tornare in gara, il mio dito è caduto qui, sul 19 gennaio 2020. Non sapevo se l’avrei corsa o camminata, dipendeva da quello che il mio corpo mi avrebbe permesso, non sapevo se avrei fatto la competitiva o la non competitiva, dipendeva da un certificato che per fortuna martedì è arrivato, ma sapevo che ci sarei stata e che ci sarei stata con la mia squadra, con la nostra maglia.
Perché ci sono maglie che contano e maglie che una vale l’altra, la nostra è una maglia che conta, non importa se siamo tanti o pochi, se arriviamo primi o ultimi, importa che questa maglia la portiamo in giro con tutti i suoi ideali, i nostri ideali, e alla corsa di Miguel portare in giro gli ideali di Emergency è il minimo che si possa fare.
E così si arriva ad oggi, il certificato c’è, 6 km di corsa sulle gambe ci sono e gli altri spero di farli per inerzia, trascinata dalla forza di questa gara. Intanto cominciamo con l’energia del gazebo, gli incontri, i saluti, la foto e la fila per il bagno mai sola sempre insieme a qualcuno e infine la griglia di partenza.
Io, Giulia, Michela e Francesca è tanto che non ci ritroviamo tutte e quattro insieme alla partenza ed è bello ricominciare con loro e con Eva che è alla sua prima gara.
La gara va come deve andare: un fiume di persone che si muovono insieme. Perché’ alla corsa di Miguel ci sono proprio tutti. Ci sono le joliette che chiedono strada e io che non capisco mai da che lato mi devo spostare finendo per intralciarli ancora di più, e poi appena ho capito che passeranno a destra e quindi mi assesto a sinistra, con il mio passo lento ma costante, sento un’altra voce dietro che chiede strada, è una guida che accompagna un non vedente e che ovviamente sta passando a sinistra. I km passano… Dovrei dire veloci, ma non è il mio caso, diciamo che me ne accorgo di meno del solito, e poi arriva il punto che più amo di questa gara all’altezza del Ponte della Musica lato teatro Olimpico. È lì che si posizionano la maggior parte dei bambini che poi faranno la stra-antirazzismo e io adoro correre al lato e dare il 5 a tutte le loro manine, mi da una carica che mi permette di fare un km veloce nonostante il successivo ristoro, dove ovviamente rallento perché sennò non riesco a bere.
Siamo a metà gara, un altro paio di km e poi sale l’ansia da “sto superando il mio attuale limite ” fortuna che Francesca sta correndo costantemente al mio fianco e mi convince a non mollare. L’ingresso allo stadio del tennis è affascinante soprattutto per chi è abituato a viverlo durante gli internazionali di tennis. La fatica inizia a farsi sentire ma all’ottavo km c’è Gianfranco e devo darmi un contegno per la foto, quindi resisto e continuo a correre. A questo punto lo stadio è lì davanti, per il tunnel è solo questione di minuti… Continuiamo a correre una a fianco all’altra, entriamo nello stadio e gli ultimi 100 metri sono mano nella mano.
Arrivata!!!
Grazie Miguel, grazie organizzatori, grazie Runner for Emergency.
Valentina Panetta